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ALBUM Isola d'Elba

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Se fossi una persona normale mi verrebbe da dire che sto buttando acqua sul cofano e sul parabrezza dell’auto perché è incredibilmente sporca e perché il tergicristallo deve avere qualche problema, visto che non funziona più.

Se fossi una persona normale probabilmente adesso non sarei fermo appoggiato al guard-rail con le spalle verso il mare, osservandola per capire a cosa o a chi sta pensando.

 

Ma non sono una persona normale. E così, convinto che le auto hanno un’anima, posso ammettere a me stesso, almeno, che mi sono fermato perché è caldo, molto caldo.

 

Me ne sto qui da circa un’ora. Invece di andarmi a cercare un hotel come tutte le persone normali, ho passato un’ora a guidare per le stradine piene di curve che costeggiano il mare di questa bellissima Isola d’Elba, con un sorriso a sessanta denti. Felice come un bambino di otto anni.

 

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Ecco… lo ammetto, ho gettato acqua fresca sull’auto per rinfrescarla. La mia Opel Astra GTC me ne sarà grata, lo so. Non so se le macchine tedesche sorridano… nemmeno i tedeschi sorridono granché, figuriamoci le loro auto. Sono però sicuro che sta sorridendo. In questa fantastica e piccolissima isola della Toscana il pezzo di strada più dritto è probabilmente quello che si percorre uscendo dal traghetto per arrivare al porto: da quel punto in poi le strade salgono, scendono di continuo, ripide, strette… tortuose. Se vuoi divertirti un po’ ma non sei un vero pilota ti conviene avere un’auto a trazione anteriore con l’ESP: perché basta una piccola sgasata in più per far partire le ruote dietro di un’auto a trazione posteriore e finire in acqua. Non ho capito bene se in questo rally improvvisato si è divertita di più lei o io. Fatto sta che mi sembra giusto prendermi un po’ di riposo prima di cercare un posto per la notte e scendere, a piedi, verso la piccola spiaggia di Sansone.

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La stragrande maggioranza dei traghetti che arrivano all’Isola d’Elba attracca qui, a Portoferraio.  E a Portoferraio  ci sono due cose che non puoi fare a meno di notare: la discoteca Club 64 e questa spiaggia. Non importa dove stai andando. Ti ci imbatterai comunque. Scendo lungo le ripide scalette improvvisate per raggiungerla. Il Club 64 può aspettare. Ci andrò stasera.  

Come molte spiagge sull’isola ricoperte di sassi invece che di sabbia, questa non fa eccezione. Mi tuffo. Basta qualche bracciata per scoprire che l’acqua è già molto profonda e non si tocca. Sarà stato il caldo, sarà stato il viaggio, ma non mi ricordavo che il mare diventa subito profondo quando le spiagge sono di sassi.

Così, senza rendermene conto, dopo essermi buttato in acqua e nuotato un bel po’ mi ritrovo già al largo. L’acqua è trasparente e pulita, come in tutta l’isola: riesco a intravedere il fondale. Anche se non riesco a capire a quanti metri sia. Voglio provare a raggiungerlo e mi immergo, ma una ventina di secondi in apnea e parecchie leghe di pressione di differenza non bastano per sfiorarlo. Devo nuotare per circa altri dieci - quindici metri verso la riva per arrivare finalmente in un punto dove riesco a toccare.

Guardando in alto calcolo che ci potrebbe stare almeno un’altra persona della mia altezza tra me e la superficie dell’acqua.

Finalmente esco dall’acqua e mi riposo un po’ al sole. Ma è già ora di ripartire. Devo raggiungere Porto Azzurro, una delle zone più belle dell’isola. Ovunque ti giri sei circondato da gelaterie, belle ragazze in costume, auto sportive e yacht giganti. Ho deciso di arrivare qua “a braccio”, per cui non ho pensato né alla sistemazione, né a quanto potrò rimanere.

 

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Salgo in auto e parto di nuovo. Nonostante il mio navigatore mentale fosse impostato su Porto Azzurro, continuo a non poter fare a meno di deviare dal mio percorso: sia per una spiaggia in cui sento di dovermi fermare, sia per un tratto di strada che mi sembra più interessante di un altro. Il tempo passa e dopo un altro paio d’ore spese a vagare tra nuove strade e nuove spiagge, mi fermo ancora una volta. Parcheggio l’auto (si fa per dire) nel tratto di sterrato tra l’asfalto e lo strapiombo e mi siedo su una roccia per godermi il panorama.

L’Elba è una piccola isola a metà tra il Mar Tirreno e il Mar Ligure, a circa dieci chilometri dalla costa. È molto piccola. Traffico permettendo, basta circa un’oretta per raggiungere qualunque zona partendo da un qualsiasi altro punto dell’isola. Ci sono venuto altre volte e tre sono le cose che mi piacciono tanto di questo posto: il mare, il mare e il mare.

Guidare qui è un piacere per chiunque, anche per chi non è appassionato di auto e guida, perché l’Elba è fatta di nastri d’asfalto che costeggiano il mare e tagliano l’entroterra. Qui non ci sono palazzi, qui non ci sono mega-grattacieli. Solo qualche casa e tanto verde.

Nonostante sia una metà turistica abbastanza ambita, si respira sempre una sensazione di grande tranquillità. E anche nei tratti più trafficati e ricolmi di gente non hai mai quella fastidiosa sensazione di caos o confusione che si ha nelle città.

S’è fatto tardi.  Il sole sta tramontando, l’auto è quasi a secco e io sono stanco. Non ho ancora trovato un hotel e non so nemmeno quanto dista il distributore più vicino.

Eppure, chissà perché, tutte queste cose sotto il cielo arancione e il mare azzurro non sembrano essere poi così importanti.


Testo e foto di Edoardo D'Alessandro.

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