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AUTO.RI - Alda Merini

La Milano di Alda Merini e la mia Milano

La Milano di Alda Merini e la mia Milano - TurismoinAuto.com

Il mio percorso: di notte e di giorno in giro per Milano
di Susanna B.

Io amo la mia Milano. E amo le poesie di Alda Merini, che la mia Milano ha cantato. Ma non voglio, né posso confrontarmi con la poetessa che trovava i suoi versi “intingendo il calamaio nel cielo”. Non mi illudo sul mio conto, non so se sono più o meno matura proprio per questo. Non sono “un’ape” così “furibonda”, non sono così “folle” da “aprir le zolle” e “scatenare la tempesta”. Ho smesso di scrivere poesie quando ti ho incontrata, Alda. Mediocri di tutto il mondo unitevi!

Come diceva Salieri sopraffatto dal confronto con il genio di Mozart?  Eppure amo, non meno di te, Alda, gli “anfratti buidelle osterie dormienti… che parlano il linguaggio sottile della lingua di Bacco”. E continuo ad amare questa città dolente. Anche se per Alda Merini stava diventando  “una belva”, una “grassa signora piena di inutili orpelli” dove “la gente non sogna più”. La amo, nonostante tutto. Anche se dalla finestra della mia mansarda vedo quelle formichine che sfidano i gas di scarico delle automobili. Le vedo zigzagare combattive in fila indiana dare l’assalto al tram. Si arrampicano, salgono, assurde, impossibili. Sento il sudore di questa città sostanzialmente goffa ma con insperati rifugi di bellezza, a volte disumana, a volte perfino ospitale. 

E – inutilmente e mediocremente folle – amo girarla in auto, di giorno, ma soprattutto di notte. In auto. Forse perché mi sento più sicura, più protetta. O forse solo perché mi piace guidare, ma sono troppo pigra per viaggiare veramente. E così mi basta la mia Milano. Milano che mi  fa sentire importante anche se non lo sono. Milano che mi manca proprio quando la fuggo. Ti abbatte e ti rialza. In un amen. All’improvviso. Domani forse sarà uguale a un altro domani, qui, a Milano.  Immagino la vita dei suoi uomini, delle sue donne, in macchina, a piedi, in bicicletta o in metropolitana. Li conosco per pochi minuti, il tempo di una fermata, sembianze di altri mortali che resteranno per sempre nei miei ricordi. Il tempo di una frenata. Il tempo di un semaforo.

Costretta a memorizzare facce che mai avrei immaginato di conoscere. Ma va bene così. Basta così.

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