LA LIGURIA DI MONTALE

IL MIO PERCORSO:
Genova, Sori, Ruta, Portofino, Chiavari, Zoagli, Sestri Levante, Monterosso

di Stenografo

Ho provato a seguire il percorso della sua Liguria. Ma quello di Montale è un luogo dell’anima, una mappa dello spirito, un indirizzo di vita e di morte. Non è, il suo, un viaggio fisico, una linea dritta che ti conduce verso un dove circoscritto, sicuro. Da dove cominciare allora?… Forse proprio da Genova o, forse, dal Levante ligure che così tanto ha giocato con l’immaginazione del poeta. Quando arrivi da queste parti, a Genova e in Liguria pensi subito al sole che disegna al rallentatore un guazzo arancio e magenta o che tira  tardi con il blu del mare e l’azzurro del cielo. E invece devi immediatamente fare i conti con aspre montagne. Che, seppur non molto alte, sembrano infinite tanto si drizzano all’improvviso verso l’alto come proietti scagliati con forza da un dio degli abissi. Quasi, lui, il dio, avesse voluto rendere a bell’apposta gravosa la fatica a chi, del posto, lavora la meravigliosa e dura terra. Precipitano pericolosamente nel mare, i monti. E da quassù sei travolto dalla bellezza, concentrata in pochi chilometri quadrati. Allarghi le braccia e cingi i borghi marinari attorcigliati sulle colline, ulivi e pini marittimi, le bianche chiesette solitarie. Si sfiora il vasto cielo lì sopra. Così blu che anestetizza lo sguardo. Qui tutto è aggettivi e vertigine. Anche Genova. Così verticale, così assoluta. Con i suoi tetti grigi, e neri di ardesia. Genova, dove le nuvole fuggono via, spazzata da una tramontana che d’inverno sembra infinita. Anche i tramonti sembrano non finire mai. E poi ci sono le piccole città, miniature della Superba, come Chiavari, e i tanti borghi, come Sestri e Monterosso, costretti da un territorio angusto ed assurdo. Con il mare che ti succhia il poco di terra che ti sei creato e le montagne che soffocano quella che vorresti rubare.