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Francesco Troiani, scienziato

Francesco Troiani, scienziato - TurismoinAuto.com

Con Carolina, da Castelli a Campo Imperatore 


Da Castelli, procedendo verso monte i calanchi argillosi, che alimentano le antiche fornaci della ceramica artistica, inventata un migliaio di anni fa dai monaci benedettini, all'improvviso lasciano il posto ai banchi di roccia. Siamo alle falde del monte Camicia, sul versante orientale del Gran Sasso d'Italia, destinazione: Campo Imperatore.


E' un percorso inusuale, scelto solo da quelli che conoscono questa regione e le sue bellezze naturali. Gli altri preferiscono la più comoda "Autostrada dei Parchi" per poi continuare, sul versante aquilano, in cabinovia ed in un sol balzo arrivare direttamente sull'altipiano più maestoso d'Italia.


Aggirare da est il massiccio del Gran Sasso non è facile, la strada comincia a salire repentinamente e le morbide curve che da Teramo ci hanno portato fino a Castelli lasciano il posto a rabbiosi tornanti. Qui Carolina mostra tutti i suoi limiti. I 18 cavalli del suo bicilindrico da 499 centimetri cubi sono appena sufficienti per aggredire la salita. Neanche il suo raggio di sterzata ci aiuta. Entrare nelle curve con la giusta traiettoria è più un fatto di fortuna che non di precisione dello sterzo.


Nei brevi rettilinei si riesce a raggiungere una discreta velocità ed utilizzare le marce più alte, ma bisogna essere sempre pronti a scalare per affrontare la successiva curva. Il cambio non sincronizzato pretende delicatezza e destrezza, ma senza la classica "doppietta" e pressoché impossibile ridurre le marce. Un affondo deciso del pedale della frizione e messa in folle, rilascio della frizione con un repentino colpo all'acceleratore e di nuovo giù il pedale della frizione ed innesto della marcia più bassa. L'operazione riesce quasi sempre, ma se i tempi non sono perfetti, le diverse velocità dell'albero motore e di quello di trasmissione fanno sbattere con violenza i denti degli ingranaggi con evidenti contraccolpi sulla leva del cambio.


Carolina, classe 1971, alla Motorizzazione Civile: Autobianchi Giardinetta 500. Siamo cresciuti insieme e i ricordi corrono lontano a ritroso nel tempo. Con lei ho imparato a guidare ancor prima di raggiungere la maggiore età,  ho provato l'ebbrezza adolescenziale della velocità, ho consumato i primi amori e vissuto le prime serate fuori casa con gli amici alla spasmodica ricerca di una discoteca, di un  night o di un pub.


Intanto, doppietta dopo doppietta, ci avviciniamo alla meta e il territorio circostante si trasforma in bosco, scuro ed impenetrabile. Siamo all'interno del grande polmone verde del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Le fitte faggete si chiudono sopra di noi a formare interminabili gallerie di rami e foglie dai mille colori autunnali. La strada è piacevole da percorrere, l'aria è diventata frizzante. Di tanto in tanto ci raggiunge qualche SUV. Non ci sorpassa subito, si accoda a bassa velocità, in una sorta di rispetto o timore reverenziale per una vecchia signora. Poi, quasi a volersi scusare, lentamente si affianca, ci getta un ultimo sguardo e sparisce tra le foglie.


Ancora un paio di curve e davanti a noi all'improvviso si apre uno spettacolo straordinario. Una distesa a perdita d'occhio dai colori giallo-brunastri, circondata dalle cime più alte del gruppo del Gran Sasso e laggiù, sullo sfondo, svetta nel cielo smeraldo il Corno Grande. Benvenuti a Campo Imperatore, altipiano a 2000 metri di quota. Ho perso il conto delle volte che siamo venuto qui, ma ogni volta è come se fosse la prima, un'emozione diversa, indescrivibile. Questo è anche un imponente set cinematografico per molti film famosi. Quello che forse meglio rappresenta Campo Imperatore è il film Lady Hawk con la bellissima Michelle Pfeiffer, girato in gran parte a Rocca Calascio.

 

La strada comincia a scendere e la vecchia tecnologia dei freni a tamburo e ferodo di Carolina consigliano prudenza, molta prudenza.


Questo è un luogo incontaminato dall’inquinamento luminoso ed è un osservatorio astronomico naturale. Ma l'osservatorio astronomico vero, nel suo genere il più grande del mondo, non si vede, è nel cuore della montagna, sotto i nostri piedi. Scienziati di tutto il mondo osservano il cosmo, ma non la luce degli astri, cercano invece di catturare la particella più misteriosa che gli uomini abbiano mai conosciuto: il neutrino. Verificare se esso è il responsabile di alcune stranezze gravitazionali del nostro universo, che si comporta come se la materia presente fosse 100 volte di più di quella che vediamo.


"Tutta la materia che brilla nel cosmo è appena lo 0,5 % di quella realmente esistente e se aggiungiamo anche i grandi ammassi di gas e polveri interstellari arriviamo a malapena al 4% dell'intera materia dell'universo" tuonava Carlo Rubbia nelle serate che accompagnavano la nostra lunga ed eccitante collaborazione nel suo periodo di permanenza in Italia.


In effetti sulla materia mancante non abbiamo ancora le idee chiare, non sappiamo di cosa realmente si tratti e per questo che la chiamano "Materia Oscura". Qui sotto, con macchine sofisticatissime da "guerre stellari" i fisici del Laboratorio Nazionale del Gran Sasso stanno cercando di dimostrare che il neutrino, particella subatomica senza massa, mutante e fugace, può trasformarsi, "oscillare" da una forma ad un'altra e durante la trasformazione "mostrare" una massa. Se questo sarà verificato si potrà dare una spiegazione almeno alla metà della materia oscura. L'esperimento condotto qui sotto coinvolge centinaia di scienziati. Dal laboratorio europeo del CERN di Ginevra viene "sparato" un fascio di neutrini verso il Gran Sasso; questi dopo una corsa di oltre 700 km sotto la crosta terrestre arrivano qui, dove sono catturati e studiati per verificare se effettivamente durate il percorso sono passati da una forma all'altra e quindi suffragare le teorie degli ultimi anni.


Qui, alle antiche tradizioni pastorizie si affianca la scienza del terzo millennio e in questo periodo "in terra d'Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare. E vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente, su le vestigia degli antichi padri" (G. D'Annunzio).

di Francesco Trioiani
scienziato

06/03/2011 23:46 commenti (39)

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